Non sarà un caso se gli accadimenti e i percorsi che ho
intrapreso in varie modalità in questi ultimi tempi (il bellissimo Darsi Pace,
il lavoro sul cuore con Giulia, l’incontro con suor Sveva eremita, il passaggio
alla Pieve di Romena, insieme al richiamo di don Carron e di Papa Francesco, mi stanno
avvicinando a un desiderio di silenzio e di svuotamento. La percezione oggi è
quella di camminare su sentieri tortuosi con deviazioni, scale, discese e
salite ma che conducono sulll ‘unica strada:
LA STRADA .
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cielo mare a Sanremo |
Il tempo di trasferta è un tempo particolare, ma anche
privilegiato. Si è lontani dalla normalità della vita, e dagli amici, e dagli
affetti quotidiani. Tutto viene sostituito dalla convivenza tra colleghi. Il
tempo e l’impegno ruotano intorno al Festival
di Sanremo
e a tutti gli eventi collegati ad
esso.
Ho desiderato da subito che il mio tempo non fosse inutile,
disimpegnato o distratto nel turbinio di cene e pranzi a tema fisso con pochissime eccezioni: lavoro,
lavoro, lavoro farcito da pettegolezzi e le solite problematiche aziendali, tutto
con un ritmo monotono fino ad arrivare alla nausea.
STARE con
le persone anche dentro quella nausea è stata una sfida supportata anche
dal pensiero che “L’unica
cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti,
è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche
contribuire a disseppellirti dai cuori (devastati) di altri uomini. (…) tocca a
noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. E.Hillesum
Così non ci sono più spazi o circostanze inutili. Con la
preoccupazione di salvare quell’angolo di cuore, ma senza per questo sentirmi
“migliore “degli altri, ho partecipato pienamente alla baraonda di queste
giornate.
Ma come si fa a conciliare il bisogno di ESSENZIALE che sento
come desiderio di pienezza, con il chiacchiericcio, la distrazione e il
gigantesco superfluo di parole e cose di cui si viene bombardati senza tregua?
Bisogna nutrirsi! Così il
silenzio, la meditazione imparata con Darsi Pace, la bellezza del mare e del
cielo, le biciclettate e miei pranzi solitari davanti al mare, il passaggio
quotidiano nella Chiesa dei frati francescani, sono stati il nutrimento per non
annegare nel nulla delle troppe cose …
Pur stando con le persone ho vissuto in una solitudine, e, come
spesso ormai mi succede, sentendomi un
po’ “strana”. Queste giornate sono state un’attesa continua nel desiderio
d’incontrare un’anima …
Regali ne ho avuti tanti: la breve colazione con Paola, in cui
scopriamo il comune desiderio di stare “interi e centrati” e non far diventare
una parentesi di vita questi giorni, poi la fresca ‘amicizia con i nostri”
vicini di casa, i frati, poi la conoscenza e l ‘invito a cena di due
bellissime famiglie di Sanremo in cui ho respirato la semplicità, l’
accoglienza e la pace dentro l ‘eccezionalità di una vita “normale “ma non
facile.
Tra le cose che ascoltavo e mi nutrivano durante le mie
biciclettate c è stata anche un’intervista di Simone Cristicchi che riprendeva
la parola” essenziale” raccontando di due ragazze del terremoto dell ‘Aquila
che hanno capito che per loro l essenziale era possedere solo 2 magliette, poi
della felicità sorprendente incontrata nel volto di una monaca di clausura, e
del significato della sua canzone….
E’ con questo cuore gonfio di attesa che quando ascolto la canzone di Simone Cristicchi mi commuovo. Ho la fortuna di poterlo
incontrare “dal vivo”, devo attendere che si concluda l ‘inseguimento dei
cacciatori di selfie. Supero mio timore
di essere presa come una molestatrice perché io DEVO parlargli.! Dopo breve inseguimento lo blocco.
Il mio GRAZIE è venuto fuori come strabordante e da un bicchiere
troppo pieno. Era il riconoscimento di un cuore. Ci siamo detti delle cose e riconosciuti in questa esigenza di tempi di
silenzio davanti alla bellezza
regalata dal mare.
Era quel ‘anima che attendevo. Così inaspettata! Improvvisamente ho sentito che il senso del
mio essere a Sanremo era lì: un risveglio del cuore , una riprova di essere
sulla stessa STRADA.
Il giorno dopo lui torna nello studio per la trasmissione-talk
pomeridiana. Ascolto l’intervista. Uno spazio di verità in cui Cristicchi racconta come coraggiosamente ha presentato
quella canzone, poi accenna alle nostre maschere, agli schiaffi e alle carezze
della vita. Dentro tanto parlottìo
televisivo noiosissimo che seguirà
subito dopo con “gli esperti “, le poche parole ascoltate splendono come luce e
vanno dritte come una lancia a colpire il cuore della gente. Il pubblico infatti applaude spontaneamente con forza.
Si, Simone Cristicchi
solo per questo ha già vinto! Tutto il resto e cosa ne seguirà non ha
importanza .
Penso in quel momento al potere del microfono di cui aveva
parlato lui stesso . Se la TV produce spazzatura, si mangerà spazzatura, ma se
qualcuno risveglia il cuore, la gente se ne accorge, si muove, gioisce e si
accende una speranza.
(a me torna in mente
quando ho iniziato a lavorare in TV, quanto
ero idealista immaginando la
possibilità di cambiare un pezzo di mondo.
Risvegliare le menti assopite, risvegliare le coscienze addormentate,
aprire il cuore alla creatività e alla bellezza, educare alla solidarietà,
credendo che questo fosse la mission del servizio pubblico…)
Nel breve colloquio avevo
raccontato a Cristicchi che ero stata a Romena e avevo conosciuto don Luigi
Verdi. Lui mi dice che, guarda caso, proprio la sera verrà a trovarlo e m’ invita a passare a passare a
salutarlo.
Un altro regalo è stato l’incontro inaspettato con Don luigi Verdi
con cui trascorro del tempo prezioso Parliamo
di Dio, del silenzio, della fraternità di Romena, del dolore, della pace, dell
‘armonia, della ricerca, del bisogno di sintesi.
Questo è stato un ulteriore carezza o di Dio, un regalo più
grande di ciò che potevo solo immaginare.
Così sazia di tutto ciò che avevo già avuto, non attendo il
rientro di Cristicchi dal festival per festeggiare insieme. Il mio senso del
dovere mi ha fatto rientrare al mio lavoro.
Ma anche questo faceva un po’ parte del piano di Dio. Si
vorrebbe rimanere lì, stare con chi riconosci come vero, come compagnia, ma non
sempre è possibile.
Non possiamo metter le tende, dobbiamo tornare e stare nel
mondo, mantenendo quella gioia riassaporata re incontrata per quel poco tempo
di verità.
Così me ne torno tra la mia gente, con una letizia rinnovata e
visibile. E’ come quando ci si innamora, improvvisamente tutto diventa bello!
Quella sottile tristezza e stanchezza che portavo con me in
quelle giornate era scomparse ma ne ho visto il senso ricordando certe parole di Giussani :
Le due
grazie che il Signore dona sono: la tristezza e la stanchezza.
La tristezza perché mi obbliga alla memoria
E la stanchezza mi obbliga alle ragioni del perché faccio le cose.
La tristezza perché mi obbliga alla memoria
E la stanchezza mi obbliga alle ragioni del perché faccio le cose.
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